MACERIE E SPERANZE NEL CAMPO DI NAHR EL BARED

Da
dove ricominciare? Questa è la domanda che mi assilla, mentre
cerco di camminare tra le macerie del campo profughi palestinese di
Nahr el Bared… forse il mio volto esprime le mie perplessità,
chissà forse questo è il motivo per il quale un anziano
signore si avvicina e mi chiede se ho bisogno di aiuto;
aiuto
io
?
lui ha perso tutto, era un fotografo, aveva uno studio al di là
delle macerie, dove l’esercito libanese nasconde ulteriori
disastrose macerie…ha perso le attrezzature, la propria abitazione,
ma non la voglia di ricominciare a vivere…certo,
se
qualcuno ci aiutasse veramente
….!

 

Il
New
Camp
,
la parte meno danneggiata (si fa per dire) del campo di Nahr el
Bared, è stata riaperta il 5 ottobre 2007, a cinque mesi
dall’inizio di un conflitto le cui ragioni ultime non sono ancora
manifeste in tutta la loro chiarezza. Nessuna motivazione, in ogni
caso, potrà mai giustificare un simile scenario di
distruzione.

In
Libano esistono 12 campi ufficiali istituiti per accogliere i
profughi palestinesi nel 1948, a seguito dello scoppio del primo
conflitto arabo-israeliano, la Catastrofe (
Nakba).
Obbligati a fuggire dalle proprie abitazioni e dai propri villaggi,
gli ormai anziani palestinesi sperano ancora di potere fare un giorno
ritorno alla propria terra, che, “promessa” o meno che sia,
rappresenta il simbolo di un identità e di un popolo. I
profughi stanziatisi in Libano, in via temporanea, accampati in tende
o rifugi d’emergenza, con il passare del tempo si sono
quadruplicati, di generazione in generazione; il territorio a loro
disposizione è rimasto pressoché invariato, mentre le
tende si sono trasformate in palazzine strette e buie, da dove non
filtra né aria né luce.

Senza
diritti, in un limbo giuridico che non avrà probabilmente mai
fine, i profughi residenti nel campo di Nahr el Bared (a 10 Km di
distanza dalla città di Tripoli, nel Nord del Libano) sono
negli anni riusciti a dar vita ad un sistema economico dinamico, che
ha permesso loro di estendere le proprie abitazioni al di fuori del
perimetro originario del campo e di potere migliorare la qualità
della vita…ma tutto ormai è andato distrutto….

Il 20 Maggio 2007
iniziano gli scontri dentro il campo tra il gruppo estremista Fatah
al Islam e le truppe dell’esercito Libanese; i militanti Fatah al
Islam, le cui origini non sono palestinesi, si erano recentemente
infiltrati dentro il campo per sfuggire dalla giurisdizione libanese
(secondo gli Accordi del Cairo del 1969, all’interno dei campi
profughi palestinesi l’autorità politica e militare libanese
non ha effetti: i campi sono gestiti da UNRWA, l’agenzia delle
Nazioni Unite responsabile dei profughi palestinesi rifugiati nel
Vicino Oriente). L’esercito ha attaccato il campo fino ad
annientare la cellula terroristica; gli scontri, terminati il 2
settembre, hanno causato 169 vittime tra i militari dell’Esercito
Libanese, 287 tra i militanti, e 47 vittime civili, oltre la
distruzione del campo e lo sfollamento di circa 35.000 persone. Tra
la fine del conflitto e il primo giorno di riapertura del campo, la
distruzione è però probabilmente continuata, il fuoco è
stato appiccato ovunque, le case sono state spogliate di qualsiasi
cosa, le infrastrutture sono andate totalmente distrutte. Le
responsabilità dell’esercito nel completamento del processo
di distruzione non sono state ufficialmente accertate, eppure il
sospetto aleggia tra i profughi palestinesi che hanno fatto ritorno
al campo, che si svegliano ogni mattina tra le macerie e hanno
davanti a loro i carri armati dell’esercito libanese, a presidio
del campo come a ricordare che quella terra non è più
loro. Il limbo tra il Libano e la Palestina diventa più
difficile da vivere per i Palestinesi di Nahr el Bared.

Eppure
bisogna ricominciare

Il
progetto del CISS

Il CISS –
Cooperazione Internazionale Sud Sud,, è presente in Libano dal
2005; a seguito degli eventi che hanno colpito i profughi palestinesi
di Nahr el Bared, l’ONG ha realizzato un programma rivolto al
sostegno psico-fisico di 800 bambini sfollati che hanno trovato
rifugio negli altri campi del paese. A partire da dicembre, il CISS
sta gestendo il progetto “Supporto integrato a 250 famiglie in fase
di rientro nel campo profughi di Nahr el-Bared”, in collaborazione
con il gruppo Chatila Youth Centre (CYC), da anni impegnato a
sostegno dei minori palestinesi residenti in Libano. Il progetto,
finanziato dal Programma di emergenza della Cooperazione Italiana
ROSS, permetterà di riabilitare uno spazio presso il campo di
Nahr el Bared che possa accogliere circa 100 bambini in età
prescolare; l’apertura dell’asilo permetterà ai genitori
di potere svolgere le attività di ricostruzione delle proprie
abitazioni e negozi andati distrutti e il prendersi cura, da parte di
personale competente, dei bambini che hanno vissuto forti situazioni
di stress fisico ed emotivo, e che ora hanno davanti a loro soltanto
uno scenario di macerie e di distruzione. Il progetto prevede inoltre
l’equipaggiamento di una squadra di giovani volontari impegnati nel
lungo e faticoso processo di ricostruzione del campo.

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