IL PETROLODIO

Da
tempo i media riferiscono che l’Iran potrebbe essere il prossimo
obiettivo di un’aggressione statunitense. Il pretesto avanzato è
il presunto programma di fabbricazione di armi nucleari, ma in realtà
l’intenzione di Teheran di utilizzare l’euro come moneta di scambio
dell’oro nero preoccupa gli Usa molto più di qualunque arma di
distruzione di massa.

"L’odore
dei soldi fa deviare anche il corso dei fiumi" (Antico
proverbio arabo)

Mai
tanto azzeccato, un proverbio che ben rende l’attuale (e, purtroppo,
da tempo continua) situazione del Medio Oriente.

 

L’offerta
attuale di petrolio nel mondo e le conoscenze in fatto di riserve
suggeriscono una distribuzione delle riserve all’inizio del 2000 così
ripartita: 67 % in Medio Oriente, 9% in America centrale e del sud, 7
% in Africa, 6 % nei paesi dell’ex Urss, 5 % in nord America, 4 % in
Asia orientale e in Oceania, 2 % il, Europa.

Nel
Medio Oriente è inteso che l’Arabia saudita è la
cassaforte maggiore, ma è noto che altri paesi Iraq, Kuwait,
Emirati presi insieme uguagliano o superano le riserve arabe.

Il
petrolio mediorientale è in buona parte arabo, in parte
iracheno e degli emirati; poi c’è quello iraniano.

Come
impedire che qualcuno chiuda i rubinetti, se non stando lì a
controllare?

Come
proteggere l’operato delle compagnie Usa, se non impegnando la forza?
È necessaria solo la forza armata, o serve il consenso
dell’opinione pubblica a livello

mondiale?

"Durante
tutta la storia, le "guerre di religione" sono servite per
occultare gli interessi economici e strategici che stavano dietro la
conquista e l’invasione dei territori stranieri.

Le
"guerre di religione" erano invariabilmente combattute con
un occhio ad assicurarsi il controllo sulle rotte commerciali e le
risorse naturali.

Agli
occhi dell’opinione pubblica, avere una "giusta causa" per
dichiarare guerra è cruciale. Una guerra è definita
giusta se è mossa su basi morali, religiose o etiche.

La
Crociata americana in Asia centrale e Medio Oriente non fa eccezione.

La
"guerra al terrorismo" pretende di difendere la Patria
Americana e proteggere il "mondo civilizzato". E’ portata
avanti come una "guerra di religione", uno "scontro di
civiltà", quando in effetti l’obiettivo principale è
assicurarsi il controllo e la proprietà industriale sulle
estese ricchezze petrolifere della regione, imponendo allo stesso
tempo, sotto l’egida del FMI e della Banca Mondiale, la
privatizzazione delle imprese statali e il trasferimento delle
risorse economiche dei Paesi nelle mani del capitale estero.

La
battaglia per il petrolio richiede la demonizzazione di chi ha il
petrolio. Il nemico è caratterizzato come malvagio, un punto
di vista che giustifica l’azione militare, finanche le uccisioni di
massa dei civili. La regione del Medio Oriente e dell’Asia Centrale è
pesantemente militarizzata. I pozzi petroliferi sono circondati; le
navi da guerra della NATO stazionano nel Mediterraneo orientale (come
parte della missione ONU di "peacekeeping"), i Carrier
strike groups e gli squadroni Destroyer nel golfo Persico e Arabico
sono dispiegati come parte della "guerra al terrore".

La
demonizzazione collettiva dei musulmani, che include la
crudelizzazione dell’Islam, applicata su scala mondiale, costituisce
a livello ideologico uno strumento di conquista delle risorse
energetiche mondiali. E’ part del più ampio meccanismo
economico e politico che sta dietro al Nuovo Ordine Mondiale. "
(Michel Chossudovsky _ Fonte: Global Research)

E’
deprimente, inoltre, constatare che i paesi arabi dotati di risorse
petrolifere, ad eccezione dei paesi della penisola arabica
scarsamente popolati, si ritrovano, oggi, poveri come all’inizio
degli anni Settanta, se non più poveri, come nel caso
dell’Algeria, della Libia, dell’Iraq, ma anche dell’Egitto, del
Sudan, dello Yemen e della Siria, paesi dotati di risorse energetiche
in quantità modeste.

Gli
altri grandi esportatori di petrolio della penisola arabica si sono
riuniti in un circolo di " ricchi ", il Consiglio di
Cooperazione del Golfo (CCG), che prospera all’ombra della presenza
militare americana, delle divisioni e dei conflitti interarabi,
moltiplicatisi da quando il petrolio si è impadronito
dell’economia della regione.

E
così l’Antico proverbio arabo non sbaglia, ma si auto-adempie.

E
noi?Queste cose non le sappiamo?(o comunque immaginiamo?).

Meglio
ricordarle sempre. Forse un giorno tutti capiremo che "l’odore
dei soldi" non serve a nulla,

proprio
perché "il fiume" si sta prosciugando.

Per
evitare di dimenticare e cominciare a farci sentire nei confronti dei
nostri "RappresentantiGestoriDelPotere", affinché
attuino politiche re-distributive ed eque.

E
noi, abituati a tirarci fuori da questi giochi, abbiamo una parte di
responsabilità in tutto ciò.

Anche
se forse, in Italia, ci piace essere così.

Siamo
più portati a fischiare il Presidente della Libertà,ad
ogni sua affermazione,

E
poi andare a elogiare la sua squadra vincente…

Che
fa passare tutti i problemi reali in secondo piano.

E
ci riporta il sorriso e la serenità
.


Enzo Monaco

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