I BAMBINI DI STRADA IN BRASILE

Si
sente parlare di bambini di strada in tutto il mondo, ma esistono
differenti caratteristiche tra i paesi. Nei paesi industrializzati,
bambini e adolescenti sono a volte così chiamati quando
fuggono da casa, nella maggior parte dei casi spinti da conflitti
familiari; in questi paesi il fenomeno non assume, dunque, una
dimensione sociale.

Nei
paesi in via di sviluppo, invece, esistono una molteplicità di
fattori “di espulsione” tra loro intercorrelati, tra cui
l’assenza di risorse economiche e di opportunità nei
contesti d’appartenenza, così come la presenza della
violenza nel proprio quotidiano.

Il
termine “menino/a de rua” si riferisce a bambini e adolescenti
che si trovano in una situazione di vulnerabilità sociale e/o
personale e in tali condizioni sono esposti a diversi rischi quali:
violenza fisica e sessuale, uso di droga, sfruttamento lavorativo,
malnutrizione. Questi bambini possono ancora possedere dei legami con
le proprie famiglie ma, data la fragilità delle stesse,
trascorrono la maggior parte del loro tempo per strada. È
dunque possibile distinguere tra i
meninos
de rua

che vivono costantemente in strada rompendo i legami familiari o con
altri adulti facenti le veci dei genitori, e i
meninos
na rua

che trascorrono tutto il giorno lontani da casa per poter aiutare
economicamente le proprie famiglie, senza che si sia verificata una
completa rottura dei vincoli familiari.

 

Le
cause del fenomeno sono da ricondursi a tre ordini di motivi tra loro
interconnessi e consequenziali. La crisi della famiglia in primo
luogo. I bambini vengono abbandonati dalle famiglie per motivi
economici oppure sono loro stessi che decidono di abbandonare le
proprie famiglie a causa di situazioni di disgregazione, violenza e
problemi economici. Questo elemento è strettamente relazionato
con gli alti livelli di povertà presenti nei paesi del Sud del
Mondo, e all’urbanizzazione selvaggia attualmente in corso per la
quale oggi il 60% della popolazione mondiale vive nelle città.

I
bambini di strada sono dunque privi di appoggi psicologici e
affettivi, senza istruzione o con alti tassi di diserzione dal
sistema scolastico, dell’accesso ai servizi di salute, senza
integrazione sociale. Soltanto l’1% dei bambini di strada riceve
qualche aiuto per i propri bisogni primari.

In
America Latina esistono alti livelli di partecipazione democratica,
decentralizzazione dei servizi, rafforzamento della società
civile. È proprio a livello locale a che si concentrano gli
sforzi maggiori per affrontare tale problema. Nei quartieri e nelle
strade vi sono quotidianamente ragazzi e adulti, professionisti e
non, che si impegnano, col fine di offrire agli esclusi una
prospettiva di emancipazione sociale: l’aiuto, l’appoggio,
l’informazione, l’istruzione. Che siano chiamati operatori
sociali, educatori o animatori di strada o ancora lavoratori di
prossimità, ciò che li accomuna è il loro
impegno regolare per il miglioramento delle condizioni di vita di
bambini e giovani vittime delle disuguaglianze sociali.

Nessuno
può negare che in Brasile vi sia una grande quantità di
bambini di strada. Il lavoro intensivo di questi ultimi 20 anni,
dall’approvazione dell’Estatuto da Criança (la legge
brasiliana per l’infanzia e l’adolescenza considerata dall’UNICEF
come la normativa più avanzata al mondo in tema di protezione
dell’infanzia) ad oggi, ha condotto dei risultati ma è
ancora lontana la risoluzione del problema. Tuttavia passi in avanti
sono stati fatti, in primo luogo per l’attenzione posta al problema
e per i risultati legislativi ottenuti . La congiuntura che vivono
oggi paesi come il Guatemala o il Messico è molto simile a
quella vissuta dal Brasile negli anni ’90. Pertanto, si può
utilizzare l’esperienza brasiliana per apprendere sia dai suoi
esiti positivi che dalle sue debolezze e per sfatare molti luoghi
comuni legati al tema dei bambini di strada. E anche se alcune di
queste lezioni sono molto difficili da apprendere, fanno comunque
parte della realtà di questo complesso paese. I bambini di
strada non muoiono di fame. Sofferenza è comunemente sinonimo
di fame, e i discorsi riguardo ai bambini di strada si basano spesso
su questa correlazione. Sennonché, degli studi realizzati con
molta attenzione, mostrano che i ristoranti, i venditori ambulanti, i
negozi e coloro che fanno l’elemosina, forniscono delle risorse ai
bambini di strada. Essi non mangiano bene, e la nutrizione non è
quella adeguata alla loro crescita e al loro sviluppo, tuttavia non
muoiono di fame. I bambini di strada muoiono per il consumo di droga,
muoiono in mezzo alle sparatorie tra le gang o assassinati dalla
polizia, vittime della violenza e delle aggressioni dell’ambiente
sociale in cui si trovano. Per questo, i programmi che si realizzano
per la strada sono destinati e indirizzati a risolvere situazioni di
conflitto, violenza, dipendenza dalla droga, assenza di diritti
umani, etc.

Rinserire
un bambino nella sua famiglia è più facile che portarlo
in un istituto/dormitorio/albergo. I programmi generalmente
funzionano così: gli educatori della strada suscitano fiducia
nel bambino, essenzialmente mediante un processo ludico (giochi,
calcio, musica). Dopo un certo periodo presentano il progetto al
bambino: l’edificio, i tamburi, il campo di calcio, o altro. L’idea
è quella di far sorgere il desiderio di provare altre cose,
che si abbia un’esperienza più interessante della strada.
Dopo aver suscitato questi nuovi desideri, l’educatore dice: "Però
per partecipare, tu devi vivere con la tua famiglia…" e
allora, il lavoro di reintegrazione familiare comincia. Il bambino si
reca presso la propria casa con degli educatori, e tutti lavorano
insieme per capire perchè il bambino era scappato e che dei
progetti di soluzione si possono intraprendere per far fronte alla
vita della famiglia e del bambino stesso. E’ chiaro, come si può
intuire, che non tutte le famiglie sono in grado di integrare il
bambino in un processo di recupero. Sia per la violenza, l’estrema
povertà o l’esposizione alla droga, le famiglie non possono
offrire l’ambiente che è necessario. Allora ci si appella ad
una zia, ad un nonno, o ad un cognato – qualcuno con un legame
familiare – presso cui il bambino possa vivere ad essere accolto.

Se
questa ultima soluzione non è possibile, allora si ricorre
agli alberghi e alla case che si sono create a questo fine. Tuttavia
ciò avviene unicamente come soluzione estrema. Finalmente,
quando il bambino ha già dove vivere, allora frequenterà
ogni giorno al programma per giocare e apprendere. In questi casi,
gli educatori, gli addetti ai servizi sociali e gli psicologi,
continuano a seguire la famiglia con visite regolari.

Le
reti locali sono importantissime. Le città che presentano i
migliori risultati sul recupero dei bambini di strada come Goiânia,
Belo Horizonte, Salvador, hanno una rete sociale forte formata delle
organizzazioni non governative che lavorano con bambini e
adolescenti. La solidarietà che comporta la conformazione
della rete, può far pressione sul governo o sulla polizia di
fronte a situazioni che esigono maggior rispetto e lavoro a favore
dei diritti umani. Il governo ha un ruolo importante. Sulla base
dell’ECA, lo Stato brasiliano si assume la responsabilità
del benessere del minore abbandonato, senza famiglia e senza un
tetto.

Esistono
numerosi convenzioni e contratti con le ONG in base a cui il governo
accorda dei finanziamenti all’organizzazione per rendere un
servizio che può essere di educazione in strada,
reintegrazione familiare, etc. Molte ONG brasiliane ottengono il
finanziamento e in tal modo riescono a lavorare. Tuttavia, non
vengono meno dei rischi nel lavorare in stretta relazione con il
governo. Alcune ONG, per esempio, si legano con un forte vincolo ad
un partito politico, quello che gli garantisce la possibilità
di acquisire maggiori risorse. Ma, come avviene solitamente nel mondo
della politica, quando vi è un cambio al potere, le ONG sono
coinvolte alla stessa maniera, con grandi perdite per lo sviluppo del
loro lavoro.

La
cultura come strumento di riscatto. I programmi con esiti migliori si
servono nel loro lavoro di alcune delle tradizioni della cultura
locale, di storie, di musica, di arte pittorica, dell’arte del
riciclaggio; ovvero hanno tenuto in conto la cultura locale per il
riscatto di valori, per suscitare l’orgoglio per la propria
identità e per sognare un futuro migliore per i bambini.

L’esperienza
del Brasile insegna come supporre che il riconoscimento formale da
parte dello Stato concluda la lotta per l’affermazione dei diritti
di cittadinanza è un equivoco che sottovaluta l’azione della
società civile sia nella politica sia nel vivere quotidiano.
Ancora oggi i meninos de rua sono considerati pericolosi per la
società perché rubano, assaltano i turisti, ostacolano
il commercio, si organizzano in gruppi. La società è in
genere contro di loro, li vede come un pericolo a allora si organizza
autonomamente per contrastarli e reprimerli. Allora in questo paese
occorre ridare priorità alla costruzione di nuovi spazi
pubblici e nuove forme di socializzazione. È necessario
riconoscere che l’infanzia è al centro di una specifica rete
sociale di relazioni, legami e significati ed è dentro tale
rete che nascono i problemi che colpiscono i bambini; solo operando
sulle relazioni della rete che si possono trovare soluzioni che
vedano il bambino non solo come portatore di bisogni ma anche di
risorse. Le politiche devono privilegiare il sorgere di una
solidarietà locale; devono basarsi sul rafforzamento dei
legami familiari che possano produrre relazioni stabili; devono
puntare sulle istituzioni come la scuola in quanto attore
importantissimo per lo sviluppo del bambino; devono aprire spazi di
sensibilizzazione e promozione del protagonismo giovanile.



Marisa
Lo Verde

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